VINI SULTANA, TRADIZIONE E INNOVAZIONE
VINI SULTANA, TRADIZIONE E INNOVAZIONE
Fonte Foto: Rosario Sultana
Quando assaggio un vino cerco di disfarmi da ogni pregiudizio. Altrimenti in una bottiglia etichettata come Barolo, perfino il vino più scarso del mondo mi sembrerebbe più buono di quel che è… Cerco di concentrarmi solo su ciò che sto provando nel berlo. Premesso il giusto abbinamento col cibo e a prescindere dalla funambolica terminologia da enologi e sommelier, per quanto mi riguarda, un vino dev’essere buono. E chiedo venia per la presunta ovvietà…
L’ausilio di escamotage chimici (che non sono necessariamente sinonimo di nocivi), al fine di correggere alcuni difetti, hanno negli ultimi decenni standardizzato il gusto del vino, tanto che anche con qualità d’uva molto diversa si finisce per ottenere un vino molto simile. Oggi si tende a valorizzare maggiormente le caratteristiche proprie dei vitigni, ad esempio riducendo i tempi di maturazione del vino in barrique (la piccola botte in rovere che conferisce al vino il tipico retrogusto di vaniglia) o adottando sistemi alternativi, come ad esempio silos d’acciaio, per ridurre al minimo l’alterazione del sapore originario.

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L’ultima frontiera della moderna enologia è la produzione di vino da agricoltura biologica o assimilabile, al fine di ottenere un vino più naturale, per quanto possa avere senso definire naturale un vino. Il vino è più verosimilmente un’opera d’arte, nel senso letterale dell’espressione, dalla scelta del metodo di allevamento della vite, alla potatura, al tipo di pressione applicata sulla pigiatura degli acini, alle tecniche di vinificazione adoperate. Di non manipolabile, quindi naturale, forse c’è solo la radiazione solare (anche se in Canada dal 2016 si è cominciato a impiantare vigneti sotto serra). Al netto di quanto le nuove etichettature del vino come biologico, biodinamico, naturale, vegano possano essere pure scelte di marketing strizzanti l’occhio alle tendenze etiche e salutiste degli ultimi tempi, non si fanno sconti: un vino, lo ribadisco, dev’essere buono. Ben vengano modalità di produzione alternative se i risultati ottenuti sono pari o superiori ai metodi tradizionali. Tuttavia etichettare un vino come biologico non ne giustifica l’ossidazione: un vino ossidato è pur sempre un vino imbevibile.

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Vini Sultana è un’azienda relativamente giovane ma che affonda le radici della cultura della vite nel XIX secolo, che fa della sintesi di tradizione e innovazione il proprio credo. Produce un vino ricercato, riconoscibile, espressione autentica del territorio in cui i vigneti aziendali sono coltivati. Vini Sultana può ridurre all’essenziale le tecniche interventiste sul processo di vinificazione poiché si ritrova a lavorare con una materia prima di eccellente qualità, a cui dedica importanti attenzioni durante l’anno. Ad ogni singola vite sono riservate le necessarie cure e il giusto tempo ad ottenere grappoli d’uva dall’ottimale qualità: la produzione di vino comincia dalla vigna...
I vigneti di Nero d’Avola e Syrah di Vini Sultana ricadono nel territorio pachinese e netino, ossia nelle zone referenti alle DOC Eloro, DOC Noto e DOP Noto. I due vitigni vengono vinificati in rosso e in rosato. Bottiglia consigliata? Prendete un Bachynum con affinamento in bottiglia di almeno un paio d’anni, abbinateci una cenetta dai sapori decisi e fatemi sapere… Il modello Vini Sultana è da considerarsi una sorta di terza via rispetto alla politica massificante delle produzioni commerciali dal vino standardizzato e agli estremismi ideologici dai dubbi risultati, poiché è riuscito ha coniugare le proprie sensibilità etiche, ecologiche e la dedizione alla terra tramandata da generazioni, con l’innovazione tecnologica, continuando a investirvi. Il risultato? Un vino autentico, originale e genuino ma buono, tanto buono.

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Pachino è terra vocata al vino da quando l’uomo ne ha memoria. Qui il Nero d’Avola, probabilmente vitigno autoctono, si ritrova coltivato spesso ancora ad alberello, ossia alla maniera in cui veniva allevato dai colonizzatori greci dall’VIII secolo a.C., esattamente come nella piccola vigna del nostro Agricamping Sophia. Nel XIX secolo il Nero d’Avola veniva commercializzato come vino Calabrese, poiché il vino di Calabria era più familiare e noto ai francesi che ne acquistavano laute quantità per dare corpo ai loro vini. Da tale pratica sembra derivarne l’attuale nome, ossia dalla dialettizzazione del termine calabrese in calavrisi o calaulisi, ritraslato poi in calea (sinonimo arcaico di uva, in siciliano) aulisi, ossia Uva di Avola, diventato poi Nero d’Avola per via dell’intenso colore scuro degli acini. Altre teorie ritengono che Nero d’Avola sia proprio il nome originario, anche se bisognerebbe chiedersi perché non sia stato chiamato Nero di Noto (città che, tra l’altro, storicamente è sempre stata più importante di Avola) dato che si è sviluppato soprattutto da Noto in giù. Altre ancora ne ritengono il nome derivante da un’isola greca, Calauria, da cui sarebbe stato importato.
Anche il Syrah sembra non avere chiara provenienza, infatti la sua origine si perde tra l’Iran e Siracusa. Forse autoctono, forse importato dai fenici, fatto sta che dal Syrah deriva un vino assolutamente complementare al Nero d’Avola, il cui blend regala pregevoli risultati. E dopo tanto parlare di buon vino, faccio miei i famosi versi oraziani e mi accingo a degustare un buon calice di Bachynum: nunc est bibendum!
Fonte Testo: Antonino Rampulla
ARCHIVIO NEWS
SE VI RAGGIUNGO A PIEDI, COME MI SPOSTO? SE VI RAGGIUNGO A PIEDI, COME MI SPOSTO?
Il Comune di Noto è il quarto comune più esteso d’Italia. Per antico retaggio, conserva un territorio di 555 km quadrati per poco meno di 25000 abitanti. Solo per curiosità statistica, rileviamo che il Comune di Noto abbia una densità abitativa di 45 abitanti per chilometro quadrato, quindi ben al di sotto della media italiana (196 abitanti per chilometro quadrato) e di quella europea (115 abitanti per chilometro quadrato). E sempre per la medesima curiosità, notiamo anche come i Comuni italiani dotati di una simile estensione territoriale, abbiano tutti un cospicuo maggior numero di abitanti. Marzamemi, l’ormai turisticamente ambito paesino marinaro a ridosso di Pachino, si ritrova amministrativamente scisso tra il Comune di Noto e il Comune di Pachino. Alcune abitazioni si ritrovano ad avere delle stanze nel Comune di Noto, altre nel Comune di Pachino… Non a caso, in...
A CHE SERVE UN ERASMUS? A CHE SERVE UN ERASMUS?
Per il periodo 2021/2027, leggo sul sito istituzionale, l’Unione Europa ha stanziato per il programma “Erasmus Plus” più di 28 miliardi di euro, ossia un finanziamento paragonabile alla manovra finanziaria annuale dello Stato italiano, raddoppiando quindi i fondi stanziati per il precedente settennio. È chiaramente indice dell’importanza che l’Unione Europea gli conferisce. Come mai il programma “Erasmus Plus” è ritenuto quindi tanto importante? Come funziona Un’organizzazione X accreditata in un dato paese europeo, propone un progetto all’agenzia nazionale di riferimento, la quale ha il compito di vagliarlo per, eventualmente, dare il proprio beneplacito e assegnargli quindi la copertura finanziaria prevista. Tale progetto è comunicato alle associazioni europee partner che hanno l’onere di disciplinare le candidature degli aspiranti...
IDIOTA IMPOSTA DI SOGGIORNO IDIOTA IMPOSTA DI SOGGIORNO
Mentre si parla di abbattimento del cuneo fiscale e di aiuti alle imprese come incentivo alla creazione di posti di lavoro, la scarsezza politica locale decide in controtendenza di aumentare le tariffe dell’imposta di soggiorno. Dovremmo stendere un perpetuo tappeto rosso al turista che viene a spendere soldi per dormire, mangiare, visitare i musei, affollare le strutture balneari, perché (bisogna proprio essere intellettivamente ipodotati per non comprenderlo…) se le imprese sopravvivono, non solo possono tranquillamente pagare le già esose IMU, TARI e addizionali varie ma, di riflesso, possono pagare i propri dipendenti affinché questi stessi paghino i loro oboli…E invece no! Turista, vuoi venire a visitare ciò che attiene al nostro territorio comunale? Allora ti puniamo! Ecco qua una bella tassa (nel nostro caso) di 2 euro e 50 centesimi a notte (per un massimo di 6 notti)...
COME TI RISANO IL BILANCIO COMUNALE A SPESE DEI TURISTI. SOLO CHE PER LEGGE NON SI PUÒ FARE… COME TI RISANO IL BILANCIO COMUNALE A SPESE DEI TURISTI. SOLO CHE PER LEGGE NON SI PUÒ FARE…
Dal 24 novembre 2022, il Comune di Noto ha pensato bene di “rimodulare” l’imposta di soggiorno per risanare il bilancio comunale. Da una forbice che fino alla scorsa stagione estiva andava da 1 € a 2 € per un massimo di 4 notti consecutive, il Consiglio Comunale tramite la Delibera n.57 del 24/11/2022, è stato “costretto” ad aumentarla da 2,5 € a 5 € per un massimo di 6 notti. Proporzionata e graduale? Ovviamente il problema non si pone per chi è disposto a pagare 200 o 300 euro a notte al centro di Noto o per il vip di turno. Tuttavia per una coppia di studenti che paga 20 euro per pernottare in tenda a luglio, 5 € in più rappresentano il 25% dell’importo, così come per una famiglia con due figli sopra i 14 anni che, nel medesimo periodo, per quanto ci riguarda, pagherebbe realisticamente 39 € per il pernottamento e 10 € per l’imposta di...
CRONACA DELLA PULIZIA DELLA SPIAGGIA DI MARZAMEMI E LETTERA A UN IDIOTA CRONACA DELLA PULIZIA DELLA SPIAGGIA DI MARZAMEMI E LETTERA A UN IDIOTA
Il 17 maggio 2022, i ragazzi del progetto Erasmus "Think Green", organizzato dall’associazione "Attiva-Mente" di Modica, insieme ai ragazzi de L’Albero della Vita di Pachino, si sono incontrati per ripulire la spiaggia di Marzamemi, in contrada Spinazza, da tutto ciò che non rientra esattamente nelle categorie di conchiglie, sabbia o alghe. Armati di sacchi e guanti hanno quindi battuto ogni metro quadrato di spiaggia pubblica, riempiendo numerosi sacchi di rifiuti di ogni tipo (sembra evidente che i bagnanti abbiano convinzioni errate sulle proprietà biodegradabili di vetro e plastica). Io e Gaetano, in qualità di accompagnatori, ci siamo imbucati nella piacevole attività di raccolta e, tra un tubo di lavandino rotto e una bottiglia vuota di birra del discount, di tanto in tanto ne approfittavamo per scattare qualche foto (lui) e dilettarci in bracciate in stile più che libero...
IL SENSO DEGLI ALTRI – RIFLESSIONI SU UN ERASMUS IL SENSO DEGLI ALTRI – RIFLESSIONI SU UN ERASMUS
Nel 1994 l’antropologo Marc Augé pubblicava una fra le sue più importanti e influenti opere letterarie: “Il senso degli altri. Attualità dell’antropologia”. Di fatto vicino al pensiero filosofico per cui l’identificazione di se stessi avviene solo nella relazione con l’alterità, scriveva di quanto il tentativo di comprendere l’altro culturale, fosse di riflesso una ricerca sulla propria identità culturale.In un mondo che viaggia spedito verso strutture politiche sovranazionali, scopro di avere molte meno cose in comune col vicino di casa che con una ragazza rumena o un ragazzo georgiano… Negli anni in cui i nazionalismi stanno tristemente tornando di moda, si può davvero ancora parlare seriamente d’identità nazionale? In altre parole, siamo davvero certi che al ventenne russo importi del “senso” d’identità nazionale di Putin? È chiaro che si tratta di un...
DAL “PANI I CASA” ALLA “SCACCIA”: GENESI DI UNA PIZZA SICILIANA DAL “PANI I CASA” ALLA “SCACCIA”: GENESI DI UNA PIZZA SICILIANA
U pani i casa Conservo vividi ricordi d’infanzia in cui “scendevamo” in Sicilia, a Pachino, per passare le lunghe vacanze estive con i nonni, durante le quali ho avuto più volte il piacere di assistere a uno di quei riti sociali dal sapore antico, tramandato chissà da quante generazioni, comune a gran parte delle famiglie siciliane di cultura rurale: la preparazione del pani i casa. Fino alla fine degli anni ’80, a casa dei miei nonni, con l’ausilio di mia madre prima e di mio zio poi, il pani i casa veniva fatto con frequenza settimanale, poi molto più di rado, fino al quasi completo abbandono dell’abitudine (probabilmente per il diffondersi di panifici sempre più a portata di mano o, semplicemente, per l’evolversi di diversi modi di vita). Nel racconto di mia nonna vi è il tono nostalgico dell’antico, dei sapori di una volta che, per definizione dogmatica,...
SOLO PROPAGANDA? RIFLESSIONI SU UN’INVASIONE SOLO PROPAGANDA? RIFLESSIONI SU UN’INVASIONE
Scrivo questo terzo post sulla guerra in Ucraina come pretesto per la mia personale esigenza di approfondire, per comprendere un evento dopo il quale il mondo sarà certamente, in un modo o nell’altro, radicalmente diverso. La difficoltà, fin da quando, lo scorso anno, sono cominciati a spirare concreti venti di guerra, è stata cercare di intercettare le informazioni più “oggettive “ possibili. La metafora è la recente strage di Bucha: non solo i russi negano che siano responsabili le proprie forze armate ma sostengono perfino che sia tutta una montatura ucraina (e occidentale) per screditarli. L’“operazione speciale” di Putin sarebbe scattata su richiesta dei russofoni del Donbass, rispetto ai quali Kiev, dal 2014, avrebbe addirittura pianificato un genocidio: a questo punto tenderei piuttosto a credere agli osservatori dell’OSCE, di cui ho già scritto in un...