IN BALIA DEL GIUDIZIO DI UN IMBECILLE: LA RECENSIONE COME PUNIZIONE
IN BALIA DEL GIUDIZIO DI UN IMBECILLE: LA RECENSIONE COME PUNIZIONE
Fonte Foto: Antonino Rampulla, Dario De Marco
In attesa dell’appuntamento col mio webmaster per la periodica manutenzione del sito internet del camping, do una rapida occhiata al suo posizionamento rispetto ad alcune “query” di ricerca, per valutare il ritocco di alcuni “meta tag” (non che cambi poi molto ma, diceva il saggio, ogni fegatino di mosca è sostanza…)
Da tutte le ricerche, utilizzando parole chiave e combinazioni ovviamente attinenti, si rileva una costante: come il prezzemolo, TripAdvisor è onnipresente. Sul finire di questo 2018, non c’è nulla di cui stupirsi. TripAdvisor è tra i siti più cliccati al mondo. Si può considerare una sorta di Guida Michelin online, in costante aggiornamento, avente un numero spropositatamente più ampio d’ispettori, però non retribuiti. TripAdvisor sfrutta meccanismi da social network per volgere buona parte dei propri passivi “utenti” in attivi “contribuenti”: così come nella fantascientifica distopia di Matrix chiunque è potenzialmente un agente del “sistema”, in TripAdvisor è invece un recensore…
Karl Marx, in soldoni, sosteneva che i capitalisti retribuissero solo una percentuale del lavoro effettivamente svolto, altrimenti non avrebbero avuto alcun guadagno, definendo tale meccanismo “appropriazione del plusvalore”. Oggi Marx impazzirebbe, perché il “capitalista” TripAdvisor fattura un miliardo e mezzo di dollari l’anno, fornendo sì un servizio “gratuito” ma guadagnando dalle centinaia di milioni di visualizzazioni mensili (tramite pubblicità più o meno esplicita, servizi di booking, partnership, contributi “monetari” da parte delle attività al fine di avere più visibilità) e dalle recensioni che noi stessi, col nostro lavoro volontario di recensori, produciamo. Non ne faccio una questione morale. Si tratta di fatti. E per certi cinici versi, il fondatore di TripAdvisor, Stephen Kaufer, è da ritenersi un genio, anche per aver in modo rivoluzionario intuito, in compagnia di gente come il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, che se avesse proposto un servizio a pagamento, non solo non avrebbe mai avuto un tale successo economico, ma sarebbe fallito ancor prima di cominciare.
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Per meglio comprendere quanto TripAdvisor intersechi il nome della mia attività in rete, procedo con la diretta ricerca in incognito (altrimenti i cookies potrebbero viziarne i risultati) su Google dei termini “camping sophia”: dopo la naturale e scontata prima posizione del sito dell’Agricamping Sophia, ecco la pagina relativa di TripAdvisor. In sostanza significa che chi ci trova, subito dopo cerca le recensioni su TripAdvisor. Che poi è quello che io stesso faccio quando devo andare ad esempio in qualche ristorante in cui non sono mai stato prima… Insomma, ho scoperto l’acqua calda.
Clicco quindi sul link di TripAdvisor e immediatamente si apre in primo piano un calendario per selezionare check in e check out della mia eventuale prenotazione, tramite TripAdvisor, presso l’Agricamping Sophia. Il problema è che la procedura termina con un avviso un po’ fazioso, ossia che “i partner di viaggio online” di TripAdvisor “non forniscono i prezzi per questo alloggio”! Ovvio… Non ho mai sborsato un solo euro ai “partner di viaggio” di TripAdvisor poiché non ho mai avuto l’esigenza di affidarmi a sistemi di booking esterni. Tuttavia TripAdvisor mi rassicura poiché può “cercare altre opzioni a Pachino”…
Non ne identifico bene il motivo, ma mi sento un po’ come se mi avessero preso per il culo in giro… Non saprei… Forse avrei accettato più volentieri un avviso del tipo “questa struttura, nonostante le nostre numerose sollecitazioni, non ha mai sborsato un solo euro per farsi intermediare le prenotazioni da noi o dai nostri partner di viaggio, per cui vi suggeriamo in alternativa delle strutture che invece pagano in cash suonanti o percentuali sulle prenotazioni”.
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Il rovescio della medaglia è che per la reputazione raggiunta grazie alle vostre generose recensioni, l’Agricamping Sophia gode di un’attenzione impensabile in analoghe condizioni vent’anni fa, quando la pubblicità era affidata al solo passaparola o alla costosa presenza in riviste specializzate. La rivoluzione digitale è stata una manna dal cielo per le nascenti imprese in questi primi decenni del terzo millennio, in quanto ha indirettamente fornito gli strumenti per abbreviare radicalmente i tempi d’immissione nel “mercato”: la possibilità di dotarsi di un sito internet, di sfruttare i social network, di iscriversi in portali specializzati, di essere potenzialmente costantemente rintracciabili e contattabili tramite i sistemi mobili.
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Hegel riteneva che la storia fosse in costante movimento “dialettico”. In topici momenti storici avverrebbe il superamento di un dato sistema di valori, la “negazione” di tali valori a causa della loro graduale esasperazione. Così la Rivoluzione Francese, ad esempio, sarebbe stata il definitivo compimento della negazione dialettica dell’assolutismo monarchico, così la Rivoluzione Sessantottina avrebbe rappresentato il superamento dei valori borghesi.
Un episodio di Black Mirror dal titolo italiano “Caduta Libera”, ipotizza una futura società in cui tutte le persone saranno vicendevolmente sotto giudizio: tutti potranno attribuire un indice di gradimento, espresso da un valore numerico da uno a cinque, a qualunque persona con cui si entri in contatto. Il giudizio medio avrebbe determinato l’accesso a possibilità sociali relative al rango acquisito. Siamo prossimi al futuro descritto da “Caduta Libera”? Oggi possiamo lasciare in rete giudizi pubblici sul lavoro altrui in siti specializzati, spesso con presunzione, incompetenza e cattiveria. Quando vesto i panni del “recensore”, mi do una regola (forse viziata dal fatto di stare pur sempre dall’altra parte della barricata…): se il giudizio non è almeno sufficiente, meglio non scrivere nulla, perché esprimere un giudizio negativo sul lavoro di persone vere, reali, che pianificano, sudano, sperano (e che magari quel giorno, per qualche motivo, non hanno potuto dare il meglio di sé), può solo inficiare la possibilità di pagare adeguatamente un dipendente o vestire un figlio da mandare a scuola.
Il sistema di recensioni di Google è il peggiore. TripAdvisor ti costringe ad argomentare, quindi se scrivi cretinate, la tua recensione, sebbene concorra a determinare il punteggio medio, perde credibilità. Facebook ha recentemente (e saggiamente) abolito l’attribuzione di punteggio optando per la sola possibilità di consigliare l’attività. In ogni caso, su Facebook, le possibilità d’identificazione e d’interazione sono maggiori, quindi se scrivi cretinate puoi ricevere repliche da chiunque, non solo (come su TripAdvisor) dal rappresentante dell’attività. Su Google invece puoi scrivere tutte le cretinate che vuoi e lasciare un giudizio anche se non hai mai messo piede in quel ristorante o in quella struttura ricettiva: non c’è segnalazione che sortisca effetto. Su Google (lo affermo in relazione alla mia diretta esperienza) non hai difesa contro la cattiveria e l’imbecillità.
Nella società contemporanea tutti possono e si sentono quasi in dovere di dare il proprio giudizio e la propria opinione su tutto. L’impopolare affermazione di Umberto Eco può anche apparire classista ma evidenzia un fatto: la rete pone sullo stesso piano, ad esempio, l’opinione di un medico su questioni mediche e l’opinione di chiunque senza competenze mediche.
Chi è stato nostro ospite sa bene che adottiamo degli accorgimenti per prevenire alcuni rischi, ad esempio dossi e restringimenti di corsia per evitare che qualche esuberante metta a rischio l’incolumità altrui. È successo che l’estate 2018 una giovane coppia avesse in piena notte spostato uno dei vasi sistemati lungo la strada interna del camping, allo scopo di costringere a rallentare, al fine di poter goliardicamente accelerare in prossimità dell’area tende. Uno dei miei collaboratori se ne accorge e li rimprovera. Invece di scusarsi la risposta è stata il tentativo (riuscito ovviamente solo su Google…) di lasciarci un pessimo giudizio.
Ai miei zii, Vini Sultana, un recensore su TripAdvisor, ha lasciato un giudizio negativo per il fatto di essersi ritrovato in una cantina in cui si effettuano degustazioni di vino, invece che in una “una classica masseria/agriturismo”: è un po’ come entrare in un ristorante gourmet e giudicarlo negativamente perché si credeva fosse una pizzeria…
All’inizio di quest’estate, il gestore di un’attività di ristorazione di Marzamemi in cui spesso ci siamo recati, ha probabilmente avuto uno screzio (giustificato o non giustificato ha poca importanza) con le cinque persone di un tavolo. Dopo qualche giorno si è ritrovato non una, ma cinque recensioni pessime, una dietro l’altra, su TripAdvisor. Una cosa del genere si fa solo allo scopo di danneggiare.
In termini hegeliani, se il diritto d’opinione, faticosamente acquisito dopo un lungo e tortuoso processo storico, in rete è permesso esplicarlo impunemente anche a gratuito danno altrui (volontario o involontario), si stanno cominciando a gettare le fondamenta teoriche per la sua futura negazione?
Fonte Testo: Antonino Rampulla
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CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE CART RUTS TRANCIATE DA CAVE D’ESTRAZIONE
Torna a CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO Salto ogni preambolo, rimandando a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale. La facile tendenza accademica è stata, nella maggior parte dei casi riguardanti le cart ruts, quella di considerarle in funzione delle latomie, ossia delle cave, con le quali molto spesso (ad esempio nei casi di contrada Targia o contrada Pizzuta) condividono lo stesso territorio. Secondo tale tesi, le carraie si sarebbero indirettamente create a causa dell’usura della roccia a ogni passaggio di carri o slitte cariche di blocchi di pietra estratti. Non riprendo le argomentazioni fin qui esposte al fine di dimostrare che si tratta di una tesi che a un’analisi approfondita delle cart ruts ha fondamenta poco solide. Tuttavia aggiungo un tassello dimostrando la non plausibilità di una loro connessione in termini...
CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO CART RUTS E QUALCHE SPORGENZA DI TROPPO
Leggi anche LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Vagliando la possibilità che le cart ruts siano state gradualmente scavate dal passaggio di carri trainati da animali da soma, ad esempio coppie di buoi, osservando determinati tratti delle cart ruts presenti in contrada Granatari Vecchi, a Rosolini, e in contrada Pizzuta, a ridosso della Riserva di Vendicari, sorgono due domande: 1. Perché costringere gli animali a passare su asperità e sporgenze alte, rispetto alla base dei solchi, anche 60-70 centimetri? 2. Perché, alla presenza di tali ostacoli, non optare per una deviazione? Per Mottershead, Pearson e Schaefer tali sporgenze si sono manifestate a posteriori, poiché ai tempi dei passaggi dei carri, uno strato di terra ricopriva il banco roccioso, non...
LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS LA LEVIGATURA DELLE CART RUTS
Leggi anche I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale. Per procedere a questo paragone ho scelto un probabile capitello e l’angolo di un incavo presente in un blocco delle mura nord di Eloro che parrebbe somigliare a un pinax, cioè a una nicchia che avrebbe ospitato un affresco degli heroa, ma che un’osservazione più accorta rimanda a un sistema funzionale alla presa del blocco tramite un argano a pinza. Entrambi gli elementi sono, come le curt ruts, rimasti per millenni in balia delle intemperie, soggetti quindi a un paragonabile logorio dovuto al passare del tempo. La rifinitura del capitello dovrebbe essere di alto livello, poiché elemento architettonico avente funzione anche estetica. L’incavo, invece, avrebbe dovuto esigere solo una rifinitura...
I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS I PROBLEMATICI BORDI DEI SOLCHI DELLE CART RUTS
Salto ogni preambolo, rimandando a a quanto già scritto in merito alla presenza di cart ruts nella Sicilia sud orientale.Come riscontrabile anche in altri siti nel mondo, in alcune cart ruts da me visitate, in particolare in contrada Cugni a Pachino, in contrada Granati Vecchi a Rosolini e in contrada Targia a Siracusa, si rileva una netta bordatura, una sorta di cornice, a fianco ai solchi, maggiormente marcata esternamente, appena accennata internamente. Le bordature da me misurate hanno una larghezza di 14-20 centimetri e un’altezza di 8-10 centimetri. Non in tutte le cart ruts tali cornici sono presenti o particolarmente evidenti, a prescindere dal grado di usura o degrado. Si riscontrano soprattutto nelle cart ruts dai solchi meno profondi. Come già ampiamente descritto, data la presenza di solchi dalla profondità anche di 65-70 centimetri, le ruote di un eventuale veicolo...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (QUARTA PARTE) IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (QUARTA PARTE)
Clicca qui per tornare alla terza parte Clapham Junction Come nel sito maltese Misrah Ghar Il-Kbir, anche nelle contrade Targia e Granatari Vecchi le cart ruts si intersecano e si incrociano in modo simile agli scambi dei binari in una stazione ferroviaria. Il soprannome Clapham Junction che è stato dato da David H. Trump al sito maltese, deriva proprio dalla somiglianza con la nota stazione ferroviaria inglese. Per la Sagona si tratta di solchi agricoli e canali d’acqua, per Mottershead, Pearson e Schaefer si tratta di percorsi abbandonati per via di ostacoli e usura. Non sappiamo ovviamente quale fosse la morfologia del territorio siracusano e rosolinese ai tempi in cui furono tracciate le cart ruts, ma considerando il contesto attuale, di certo non ci sarebbe stato alcun motivo agricolo per realizzarle, data la presenza di terreni fertili, di fonti e corsi d’acqua dolce...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (TERZA PARTE) IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (TERZA PARTE)
Clicca qui per tornare alla SECONDA PARTE Considerazioni sulle tesi di Mottershead, Pearson e Schaefer Trovo tale studio estremamente interessante, anche se mi perplime quest’enfasi sulla perdita di durezza della roccia bagnata dato che Malta è fra i territori europei a maggior rischio di desertificazione (come lo è purtroppo anche la zona sud orientale della Sicilia). Non sappiamo esattamente che clima ci fosse a Malta durante la realizzazione delle cart ruts, dato che non sappiamo nemmeno con certezza a che epoca risalgano. In ogni caso, potrebbe essere comprensibile prendere il fattore umidità in forte considerazione, in relazione a un territorio costantemente soggetto a precipitazioni, ma per quale motivo gli antichi maltesi avrebbero dovuto intensamente fare viaggi con carri carichi proprio dopo un acquazzone, con tutti i disagi che per esempio il fango avrebbe...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (SECONDA PARTE) IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (SECONDA PARTE)
Clicca qui per tornare alla PRIMA PARTE Il carro greco In relazione alle fedeli ricostruzioni degli strumenti utilizzati all’epoca, recentemente fatte a Selinunte e nella Valle dei Templi, e al confronto con lo Studio di un Carro Romano di Paola Miniero, gli assi dei carri greci dell’epoca non dovevano essere più alti di mezzo metro dal terreno e lo scartamento (ossia la distanza tra una ruota e l’altra) doveva misurare tra i 140 e i 150 centimetri. Dovevano plausibilmente essere trainati almeno da una coppia di animali da soma (come rappresentato nelle numerose testimonianze numismatiche e artistiche giunteci) e avere ruote in legno ma ferrate. Altro riferimento per stimarne lo scartamento è la larghezza di due buoi affiancati: la larghezza di un bue è circa 70-80 centimetri, quindi lo scartamento minimo tra una ruota e l’altra, per mantenere una determinata...
IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (PRIMA PARTE) IL PROBLEMA DELLE CART RUTS NELLA SICILIA SUD ORIENTALE (PRIMA PARTE)
Chi sono Rileggendo la bozza finale di quanto ho scritto, credo che questa volta sia opportuno spendere un paio di righe per presentarmi. Sono Antonino Rampulla, proprietario dell’agricampeggio il cui sito internet ospita questo blog, laureato in filosofia, con una crescente passione per l’archeologia, nata dalla curiosità per i siti archeologici di cui, in particolare, è ricca la Sicilia sud orientale. Certo della mia sostanziale ignoranza in materia, cerco di recuperare studiando nel tempo libero. Tuttavia, non di rado, mi capita di imbattermi in certezze storiche, accademicamente condivise, che fanno un po’ a pugni con ciò che la logica invece è sembrata suggerirmi dall’osservazione di alcuni particolari dei siti archeologici visitati. Quindi, semplicemente, mi faccio delle domande e, con piglio quanto più possibile scientifico, provo a cercare delle risposte. Il...